Secondo il cineasta tedesco Werner Herzog il punto di partenza di molte delle sue opere filmiche è il paesaggio, reale o immaginario, mentre per Ingmar Bergman, il suo collega svedese, il punto di partenza è quasi sempre il volto umano. Nonostante tale diversità, entrambi indagano la reciprocità relazionale tra l’uomo e l’ambiente attraverso lo stesso linguaggio. Le loro scelte poetiche hanno sollecitato, nell’autrice, una domanda: si può intendere il volto umano alla stregua di un paesaggio ambientale, sociale ed emozionale? Attraverso gli scatti realizzati all’interno dell’Ex Dinamitificio, l’autrice ha lavorato sui volti e sui dettagli, sui contrasti tra “luce e ombra” e “bianco e nero”.